Il settimo campo di lavoro della sezione Tre Pini Massagno svoltosi in Brasile tra ottobre e novembre 2019. Questi campi di lavoro nati nel 2004 per mettere in pratica il servizio anche al di fuori della sezione caratterizzano le attività del clan rover che ha alle spalle esperienze in India, Rwanda, Paraguay, Togo e Brasile.
Quindici amici, le valigie piene e un viaggio intercontinentale in aereo, fino a qui parrebbe l’inizio di una vacanza, nulla a che vedere con i valori scout…, ma aggiungiamo qualche dettaglio: il gruppo è formato da 10 rover della Tre Pini, 2 capi, 1 pio e 4 famigliari ed amici, le valigie sono piene di vestiti e materiale scolastico, lo stretto necessario per le due settimane di campo è nel bagaglio a mano, la destinazione è il Brasile, raggiunto dopo 14 ore di volo.
Ci siamo recati nella “Cidade dos Meninos” alla periferia della città di Governador Valadares nello stato del Minas Gerais. La “Cidade” è una missione delle suore Azul che accoglie e ospita bambini e ragazzi abbandonati o provenienti da situazioni familiari estremamente dure e difficili.
Lo scopo principale della nostra permanenza a Valadares è stato quello di realizzare un sistema di irrigazione in un terreno della “Cidade”, così da assicurare una piccola entrata finanziaria per sostenere la missione. Qui durante dieci giorni abbiamo, non senza alcune difficoltà (una su tutte la puntualità tutt’altro che svizzera della consegna del materiale e dei macchinari), scavato, incollato e posato centinaia di tubi nei due ettari e mezzo del campo. La manualità tipicamente scout unita alle competenze tratte delle professioni di alcuni membri del gruppo ha certo aiutato e così grazie ad ingegneri, architetti, elettricisti e operai, improvvisati o di mestiere siamo riusciti a compiere la nostra missione vedendo il sistema di irrigazione funzionare a pieno regime.
Accanto alla realizzazione dell’impianto idrico ci sono stati alcuni altri impieghi come il grande lavoro svolto nell’orto e quello di pulizia attorno all’alloggio. Parte integrante del tempo trascorso a Valadares sono stati anche l’intrattenimento e l’animazione dei piccoli ospiti, tutti con vissuti e storie molto dure e tristi alle spalle, questo ci ha impegnati praticamente, ma anche e soprattutto emotivamente.
Inoltre ci sono state alcune occasioni di scambio con gli abitanti del posto, tra le altre cose siamo potuti entrare in contatto con alcune donne che si guadagnano da vivere tra la spazzatura raccolta in città, lavorando in una discarica allo smistamento dei rifiuti per recuperare quello che è possibile rivendere, tutto ciò per un misero guadagno.
Terminati i lavori al campo e salutati i ragazzi e le suore abbiamo ripreso il volo per atterrare sempre su suolo brasiliano qualche grado più a sud. La seconda parte del campo di lavoro, infatti, si è svolta a San Paolo, sede della casa madre delle suore Azul presso le quali alloggiavamo. La congregazione gestisce il “Centro Educacional Emilie” una scuola che accoglie oltre 600 bambini e adolescenti provenienti dalle favelas della metropoli. Abbiamo visitato il centro entrando in contatto con gli allievi che hanno il privilegio di andare quotidianamente a scuola in aule e spazi moderni e ben tenuti, guidati da docenti preparati e divisi in corsi adattati all’età. Qui i ragazzi trovano tutto ciò che la vita sembrava non aver concesso loro, infatti molti riescono ad accedere anche a corsi universitari.
Per capire meglio la situazione dei bambini e dei ragazzi che vanno a scuola in questo luogo abbiamo avuto l’opportunità di visitare una favela, è stata un’esperienza molto forte e significativa che ci ha aiutato a comprendere le condizioni e gli spazi in cui vivono quotidianamente questi ragazzi che al nostro arrivo alla scuola, abbracciandoci e sorridendo, ci hanno accolto con intenso affetto tutti puliti ed in ordine per iniziare un nuovo giorno. Condizioni di degrado e sporcizia, spazi angusti e pericolanti, una realtà dura e invivibile ai nostri occhi, estremamente difficile da comprendere.
Abbiamo ancor più volentieri contribuito a portare un po’ di gioia e affetto nella scuola, luogo in cui i bambini e i ragazzi possono tirare un sospiro staccando dalla quotidianità vissuta nelle favelas. Ci ha fatto immensamente piacere vedere le facce felici di tutti alla consegna del materiale scolastico portato dalla Svizzera, un gesto estremamente semplice, ma accolto con una gratitudine e uno stupore incredibili.
Ciò che più ci ha segnato rimanendo impresso indelebilmente nei nostri ricordi sono i sorrisi sinceri, i tanti abbracci spontanei, che hanno fatto bene forse più a noi che a loro, e la gioia di vivere espressa dai giovani volti e dagli occhi dei bambini, malgrado le condizioni proibitive nelle quali versano, circondati dalla miseria, con le proprie famiglie.
Grazie alle persone che si dedicano a loro e in minima parte anche grazie al nostro contributo possono sperare in una vita migliore.
Martino Valsangiacomo